lunedì 22 agosto 2016

Indoeuropei #2: Bevande degli Dei: l'idromele [Parte II]

Questo piccolo percorso si baserà principalmente sul libro "La cultura indoeuropea" di Romano Lazzeroni. Tutto ciò che vi troverete è basato su nozioni di linguistica e filologia. Il tentativo dell'autore è quello di risalire a matrici ideologiche e culturali attraverso l'etimologia dei termini, indagando come i parlanti di quella data lingua organizzavano e interpretavano i dati dell'esperienza in una precisa epoca e cultura.


Nel post precedente abbiamo parlato delle origini linguistiche e concettuali del nettare e dell'ambrosia nella cultura greco-romana.
Oggi, partendo da testi differenti, indagheremo invece quelle dell'idromele, bevanda sacra presso i norreni e i celti, ma già conosciuta da Egizi, Romani e Greci. Questi ultimi la offrivano a Persefone, dea dell'Oltretomba, in riti propiziatori per raggiungere uno stato di allocoscienza. Nei Misteri Eleusini il kykeòn (κυκεών) era una bevanda iniziatica e misterica, composta di acqua, menta e orzo. Secondo alcuni studiosi, però, a questa miscela veniva aggiunta una sostanza psicoattiva in grado di conferire il potere della visione agli iniziati.
Per quanto riguarda i Norreni, l'Edda (un poema epico) ci narra una singolare leggenda che racconta l'origine di questa bevanda. Prima di esporla, però, dobbiamo fare  un passo indietro e dare qualche ragguaglio sulla gerarchia delle divinità.
Il pantheon si compone di due gruppi principali: gli Aesir e i Vanir, gli uni più vari, appartenenti a una religione più recente ed espressione di una civiltà guerriera; gli altri più omogenei, più antichi e prodotto della civiltà agricola. I maggiori esponenti dei primi sono Odino, il capo degli dei; e Thor, "il dio che tuona". Ai Vanir appartengono invece Freyr, Freyja, rappresentanti della fecondità, della ricchezza e della pace, e, con le stesse accezioni, Njördhr, il dio del mare.
Nello Skâldskaparmâl di Snorri si narra che, prima di vivere in accordo e in armonia, i due gruppi fossero in lotta tra loro. Alla fine dei conflitti, per stipulare la pace, sputarono in un vaso e dalla loro saliva formarono l'uomo chiamato Kvasir, dotato di impareggiabile saggezza. Egli partì per il mondo per diffondere il suo sapere agli uomini, ma venne ucciso da due nani che fecero colare il suo sangue in tre recipienti, lo mescolarono al miele ricavando l'idromele (chiamato dai nordici mead) in grado di rendere chiunque lo bevesse poeta e uomo di scienza. I nani raccontarono agli Aesir e ai Vanir che Kvasir era morto soffocato nella propria intelligenza perché nessuno aveva potuto esaurire il suo sapere con le domande.
Ma da dove deriva questo mito?
Partiamo innazi tutto dal nome Kvasir: diversi studi hanno dimostrato che si tratta della personificazione di una bevanda inebriante che ricorda il kvas slavo. In danese e in norvegese, inoltre, kvas significa "frutti spremuti, mosto di tali frutti". Non sorprende quindi che l'idromele contenga questo insolito ingrediente, e nemmeno che la bevanda sia portata a fermentazione dallo sputo, una tecnica molto attestata.
Sappiamo che la teologia tripartita (rappresentata dalla triade Odino-Thor-Freyr per i norreni) risale agli indoiranici e da qui si diffonde anche in altre culture (celtica, italica).
Nel poema epico indiano, il Mahâbhârata, troviamo gli dei superiori, capeggiati dal dio Indra, in lotta con i Nâsatya. Questi ultimi, per risolvere il conflitto, chiesero aiuto a un asceta loro alleato, il quale creò Mada, "Ebbrezza", che minacciò di inghiottire il mondo e gli stessi dei. Indra decise di arrendersi e di concedere ai Nâsatya di unirsi alle divinità. Per quanto riguarda Mada, avendo adempiuto al suo compito ed essendo un essere pericoloso, venne ucciso dal suo stesso creatore, tagliato in quattro pezzi e diviso in quattro cose che inebriano: il bere, le donne, il gioco e la caccia. 

Tra queste due testimonianze notiamo sia analogie che varie differenze, tra cui: la divisione quantitativa di Kvasir rispetto a quella qualitativa di Mada in quattro tipi di ebbrezza diversi; la forza intellettuale del primo contro la forza fisica dell'altro; la natura benefica di Kvasir contro quella maligna di Mada.
Tutto ciò significa semplicemente che i due popoli hanno un'origine comune (gli Indoeuropei) da cui si sono svilupati in modi differenti.
Questo mito veicola un significato sociale che non è più rintracciabile né da Snorri né dal Mahâbhârata, e cioè la collaborazione armoniosa delle varie funzioni sociali, l'accordo tra la classe sacerdotale e guerriera e quella agricola.


Fonti:
-  I misteri dei Celti. Miti, riti, credenze e leggende, Stafano di Mayorca, De Vecchi, 2006
- Gli dei germani, Georges Dumézil, Adelphi, 1979

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